La casa negativa
Ca’ del Piero, quella era la nomea che la distingueva prima e quella è sempre rimasta.
All’ unico piano sopra la nostra, ci abitava un tale che non si sapeva bene di che campasse, passava le sue giornate a sfumacchiare ed a guardare la tele. Si lamentava continuamente al telefono e ad alta voce di problemi di salute che nessuna cura riusciva a guarire e di datori di lavoro ingrati che lo volevano assurdamente vedere lavorare.
Troppo bene non doveva stare davvero, aveva un colore verde oliva, tossiva ad ogni battito di ciglia, il viso scavato e gli occhi di fuori di chi la vita la vive come uno sforzo continuo.
I creditori bussavano continuamente alla porta e la sua fidanzata se ne era andata con un manovale albanese.
La Cà del Piero aveva sempre le finestre chiuse , appena entravi ti assaliva l’ odore di nicotina e di puzzetta vecchia , venivi abbagliato dai colori sgargianti alle pareti : ARANCIONE-ONE, blù pasticciato, grigio ferraccio, i mobili sembravano messi a caso e nessuna stanza era dove te lo potevi aspettare ma tutto sommato (sigh!) era ben tenuta e l’ ordine regnava sovrano.
Con noi vicini Piero era un tipo di poche parole rauche, forse perchè non pagava da secoli le spese condominiali, un giorno scese e disse a mio padre:
“Vendo la casa”
“Quanto vuoi” (proprio così, senza punto di domanda,come rivolgeva i quesiti mio padre.)
“Tot”
“Non li ho, posso offrirti tot”
“OK”
“OK”
In capo a sei mesi Ca’ del Piero venne unita alla nostra, due muratori caricarono sul loro autocarro gli ultimi detriti , mio padre e mia madre li salutarono con la manina dopo avere visto il fondo dei risparmi spesi per trasformare quella casa densa di smadonnamenti , pensieri negativi e sacramenti vari in luogo energetico e salutare, visto che ne aveva il potenziale.
Unendola con un altra la casa era diventata grande, a due piani con un giardino tutto intorno, oltre il prato si estendeva la campagna sino a perdita d’occhio, la nostra era l’ultima abitazione con alle spalle il paese.
Anni prima i miei genitori avevano scoperto che “casualmente” abitavamo proprio sopra una ley line , quelle linee energetiche che attraversano il globo e che sono oggetto di culto di popoli e di studio da parte di menti eccelse come Leonardo, che passo’ certo da queste parti.
La ley line che cavalcavamo vivendo li’ era quella detta di San Michele, che ha origine in Cornovaglia, a Saint Michael’s Mounth e dopo avere attraversato in linea retta gli otto principali luoghi di culto dell’ Arcangelo Michele si dirige dritta dritta verso Gerusalemme.
Mio padre non riusciva a capire perchè un luogo così favorevole non paresse avere avuto nessun beneficio per il malandato Piero, che tutto sembrava tranne che un essere ricco di energia vitale.
Papà quando prese possesso della casa si ripromise di scoprire che cosa c’era di sbagliato negli equilibri di quel luogo, per prima cosa la casa fu imbiancata e le finestre spalancate giorno e notte per mesi.
Nella camera da letto posizionò un ERIM di Ighina sopra la finestra che dava a est, negli angoli vennero posti mucchietti di sale grosso.
ERIM di Ighina, info più dettagliate nella fascia destra di questo post.
Sulle pareti c’erano vistosi sbreghi , prima nascosti dal mobilio e scrostature evidenti che vennero fatti riparare. Ma la “cura” vera e propria doveva ancora iniziare.
Mio padre si avvalse di un antica scienza di architettura indiana che aveva origine nella notte dei tempi e che era nata insieme allo Yoga ed alla Ayurveda, questo insegnamento viene chiamato Vastu Shastra e descrive per filo e per segno quali accorgimenti usare per realizzare un luogo dove l’ equilibrio dei cinque elementi, fuoco, aria, spazio, terra e acqua contribuisce a vivere in armonia con la Natura.
La forma, le proporzioni delle misure, l’ orientamento, l’ ambiente circostante la casa, le aperture come porte e finestre i materiali da costruzione e gli interni sono interessati nelle regole del cambiamento insegnato dal Vastu Shastra e sono applicabili sia ad una casa nuova che ad una già esistente.
Per un certo periodo mio padre, preso dal sacro fuoco della creazione, perse quasi il lume della ragione , si aggirava per la casa come un moderno mago Merlino con la app bussola aperta nell’ iPhone ed un metro da sarta che gli penzolava dalla tasca. Parlava da solo. Pensammo avesse preso la stessa malattia del Piero.
Ascoltandolo preoccupati scoprimmo nei borbottii che il terreno aveva già la forma adatta essendo rettangolare e di forma regolare, avendo inoltre ogni lato direzionato verso un netto punto cardinale.
Il terreno era già pianeggiante ma se qualche inclinazione ci fosse stata, la pendenza preferibilmente doveva essere verso nord o est, mentre meno favorevole sarebbe stato un declivio verso ovest o sud.
Durante la ristrutturazione, secondo le istruzioni del Vastu il materiale da costruzione andava posizionato ed immagazzinato a sud ovest .
Rivolto a nord est era auspicabile l’ elemento acqua con tutte le varianti che ne erano possibili, una fontana,vasca, docce ecc…
Il balcone ed la veranda andavano aperti a nord-est anch’essi, in maniera da prendere energia dal Sole per gran parte della giornata. Nessuna pianta rampicante doveva essere posta in questi luoghi. Nella veranda andavano evitati angoli e forme ad arco.
Particolare dedizione e studio occorsero a mio padre per la disposizione delle stanze.
Egli liquido’ l’ architetto che avrebbe voluto progettare la casa in maniera tradizionale e dispose le stanze secondo le regole del Vastu Shastra:
la camera matrimoniale diretta a sud-ovest,
lo studio venne posto a nord,
la camera di noi ragazzi a ovest,
la cucina a sud est
inoltre fece in modo che nessuna porta fosse di fronte in linea retta una all’ altra.
L’ ingresso gli levò il sonno. Non poteva modificarne la posizione ed era rivolto a sud, la posizione meno auspicabile. Per sopperire lo lasciò piccolo ma lo abbellì in maniera da renderne piacevole la vista. Vi era un ingresso secondario a nord est che venne promosso immediatamente ad entrata principale.
Nessun letto con la struttura in metallo entrò nella nuova casa, nessuno specchio venne posto di fronte ad un letto, ne venne però posizionato uno in un mobile dove prima si tenevano i denari in maniera che lo specchio li riflettesse.
Il bagno venne rivoluzionato, con il wc che prima era rivolto a nord est e fu girato per rivolgerlo a sud, il lavabo venne posizionato a nord est, ma quando mio padre ci comunicò che la fossa settica era nella posizione sbagliata, essendo posta a nord est invece che a nord ovest ci fu una sollevazione generale, anche mia madre gli tolse l’ appoggio ed il metro da sarta fu sequestrato.
Malgrado non fosse stato possibile seguire tutte le regole del Vastu a causa delle difficoltà nell’ applicazione ad una dimora già esistente, in breve nella nuova casa ricominciò a fluire l’ energia che in famiglia solo parzialmente eravamo riusciti ad apprezzare, in quanto l’adiacenza di un appartamento anomalo impediva un flusso regolare, la Ca’ del Piero era diventata casa nostra solo dal momento in cui l’ impegno profuso aveva liberato il potenziale presente nel luogo, lasciando fluire un energia positiva fra i corridoi , per le scale, nell’ acqua che corre nei tubi degli impianti sanitari.
Gli accorgimenti apportati nella nostra abitazione in ogni modo me la fecero sempre apparire come una casa diversa, c’era come un venticello , un aria frizzante , una sensazione di giusto e infinito che legava quel piccolo luogo al resto dell’ Universo.
Fonti, in english
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti a persone veramente esistite e sfigate è puramente casuale.
Mamma, non ridere!
Un libro Vastu’? Quì! SaralVastuShastra-English